Due post nel giro di una settimana e poi il silenzio per i tre mesi
successivi: un ritratto perfetto dell’incostanza se non fosse che le motivazioni
sono ben altre (il benaltrismo applicato alla rete, sai che novità).
I motivi dietro alla mia assenza negli ultimi tre mesi – che
in tempo di internet significano essere morti – sono gli stessi che mi
riportano a scrivere sul blog: Fallout 4
e The Witcher 3.
Se non sai cosa vogliono dire questi due titoli, se non hai
nemmeno idea di cosa siano, chiudi pure la pagina e torna a fare quello che
stavi facendo. Se invece hai un’insana passione per i videogiochi fin da quando
hai avuto il tuo primo pc (o la prima console), mettiti comodo e leggiti le due
recensioni (brevi e senza spoiler, come da tradizione).
Recensione 1: Fallout 4
L’ultimo prodotto della Bethesda Softworks prosegue nel
solco della tradizione creata dai predecessori… il che è un bene e un male,
come potete facilmente immaginare.
L’ambientazione è quella che ha fatto la fortuna della serie:
un futuro post apocalittico in cui il mondo è stato distrutto da una catastrofe
nucleare. Radiazioni come se piovesse (letteralmente , in alcuni momenti del
gioco), insetti grossi come alianti, mutanti cattivi, mutanti buoni, desolazione,
bande di predoni folli e tutto il cucuzzaro. Volevate un mondo sporco e
cattivo, con pericoli dietro ogni angolo? Eccovelo servito nella stessa salsa
di 7 anni fa. La mancanza di innovazione non è un male, in questo caso. È rassicurante
sapere che, anche in Fallout 4, ogni volta che incontrerai un behemoth dovrai
scappare.
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Una personcina a modo |
La complessità della trama fornisce un’esperienza di gioco
duratura e varia: il nostro compito sarà andare alla ricerca del figlio scomparso
del protagonista e, nel frattempo, fare altre millemila missioni secondarie.
I
dialoghi sono stati interamente doppiati in italiano. Doppiati bene, che in
un’epoca in cui il doppiaggio italiano non sempre è all’altezza dei fasti del
passato non è un aspetto secondario.
Il punto dolente – e il motivo per cui ci sono volte in cui
rimanere nel solco della tradizione non è propriamente un bene – è la grafica.
Dal 2008, anno di uscita di Fallout 3, fino a oggi, siamo passati dalle console
di prima a quelle di seconda generazione e sono stati introdotti innumerevoli
accorgimenti visivi che avvicinano sempre di più le esperienze di gioco alla
realtà (complici i motori grafici sempre più potenti)… e invece giocare a
Fallout 4 è come fare un’immersione nel 2008. Certo, ai tempi siamo rimasti a
bocca aperta davanti alle meraviglie offerte dalla zona contaminata; oggi,
invece, pare quasi di vedere un retrogame.
Il gioco vale comunque la candela (in questo caso, i 60 eurI
che costa), quindi se la saga e l’ambientazione vi piace e vi è piaciuta, buona
giocata.
Recensione 2: The witcher 3
Questa seconda recensione non potrà mai essere obiettiva e
fredda, lo ammetto da subito. Se oggi qualcuno mi chiedesse quale gioco
porterei su un’isola deserta (che poi che minchia me ne faccio di un gioco su
un’isola deserta?) la mia risposta non solo sarebbe The witcher 3! senza battere ciglio ma correrei a comprare i
biglietti della Oceanic Airlines.
Avevo giocato il secondo capitolo di questa saga senza
troppi entusiasmi, perché ero un fan snob di Skyrim (avevo provato
un’incursione nel fantasy di Dark Soul con pessimi risultati, come vi ho
raccontato qui) e quindi avevo la convinzione che tutto quello che non era targato Bethesda non sarebbe mai stato all'altezza delle mie aspettative.
E per l’ennesima volta la vocina che ridacchia alle mie
cazzate ha avuto ragione quando mi diceva che le aspettative, verso l’alto o
verso il basso che siano, servono solo a fornire delusioni a nastro.
Sono due mesi che accendo la
console solo per impersonare Geralt di Rivia, il witcher protagonista
dell’omonimo terzo capitolo della saga. Due mesi di giocate intense e ancora né
mi sono stancato né ho trovato missioni ripetitive. E non sono arrivato nemmeno
a metà dell’esperienza di gioco.
Provo a mettere in fila le mie impressioni.
Le missioni sono divise per categoria: principali, secondarie,
contratti da witcher e cacce al tesoro. Ogni missione è potenzialmente foriera
di altre attività, da luoghi di potere da scoprire e utilizzare fino a villaggi
infestati da liberare. La missione principale va ben al di là del semplice (e
ormai classico) “vai in quel tal posto,
trova quella tal cosa e riportamela”, condendo l’esperienza di gioco di
intrighi, spionaggi, favori incrociati, amori passati e sane mazzate.
La trama è complessa e ramificata: di base bisogna cercare
Ciri, la figliastra di Geralt (vi dice qualcosa l’argomento?), però da questo
presupposto partono la scoperta della vera natura della ragazza, una serie di
incontri con personaggi provenienti dal passato di Geralt (ognuno con la sua
storia e le sue missioni da proporre) e una corsa contro la “Wild Hunt” del titolo per chi arriva
prima a mettere le mani sui poteri di Ciri.
Se tutto questo non fosse già abbastanza, quei geniacci
della CD Project Red hanno ideato anche un gioco nel gioco: in giro per il
mondo, infatti, sarà possibile sfidare diversi personaggi a Gwent, una versione
cartacea di una guerra. Mi spiego: ogni giocatore ha a disposizione un mazzo
composto da più o meno una trentina di carte, divise tra fanti, arcieri e
macchine d’assedio (più alcune carte speciali). Ogni carta ha un valore: la
somma di questi valori, alla fine del turno di gioco, se più alta di quella
dell’avversario, ti consegna la vittoria. Sennò rosichi, carichi di nuovo e via
così finché non batti quel mercante di merda che ha messo in palio proprio la
carta che serve per il mazzo perfetto.
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Greetings! |
The Witcher 3, e qui mi avvio alla conclusione perché sono
stato stranamente prolisso, ha anche una grafica eccezionale: i paesaggi che si
incontrano sfondando di mazzate mostri e briganti sono variegati e disegnati
magnificamente. Le lande desolate sulle quali si sono sfidati gli eserciti
lasciandosi alle spalle solo macerie e morte trasmettono un senso di
avvilimento quasi fisico. I tramonti e le albe sono poetiche al punto che ho
voluto condividerne più volte la visione con la mia metà. Che ha risposto così:
Potrei parlarvi ancora delle innumerevoli bestie che popolano
il mondo, delle pozioni che si possono creare, delle armi uniche da forgiare,
della recitazione credibile e di quanto sia meritato il premio gioco dell’anno, però sono tutte
informazioni che potete facilmente reperire in giro, quindi torno a giocare,
che ho un mercante da battere a carte.