venerdì 25 settembre 2015

Oggi si parla di Cormac McCarthy

Il faccione di McCarthy

E sapete perché? 
Perché qualche giorno fa sono tornato dalle vacanze (per la prima volta settembrine) e – come ho detto a un amico prima di partire – questa estate è stata all’insegna di Cormac McCarthy.

Il mio kindle aveva in memoria, tra gli altri: 
- La strada
- Meridiano di sangue
- La trilogia della frontiera (Cavalli selvaggi, Oltre il confine e Città di pianura)

Li ho letti tutti tranne Città di pianura e adesso vi racconto come li ho trovati e perché mi sono (temporaneamente) fermato. Tranquilli, sarò breve, come promesso e premessa di questo blog.

La strada: dimenticate il film. Il rapporto tra un padre e il figlio che si aggirano in un mondo che sta morendo. Non racconta perché, racconta solo il disperato bisogno di sopravvivere e far sopravivvere. Lo stile è essenziale, le parole calibrate e io in questo libro ho annusato la capacità di McCarthy di descrivere i paesaggi e le emozioni con delle frasi che avrei voluto incorniciarmi, per tanto erano belle. Voto: 8

Meridiano di sangue: a cavallo tra gli Usa e il Messico, nella prima metà del 1800 si aggirano The Kid, il giudice e una masnada di brutali cacciatori di scalpi. La violenza la fa da padrona e io ho visto gli immensi spazi del deserto americano tratteggiati con poche parole. Le riflessioni del giudice, poi, avevano un che di mistico. Voto: 8 e ½

Cavalli selvaggi e Oltre il confine: i primi due della trilogia della frontiera. Sbagliando, ero convinto che la trilogia fosse un’unica storia e invece – almeno per i primi due romanzi – in comune i libri hanno solo il periodo (gli anni ’40 del 1900), l’ambientazione (Messico e stati di frontiera, ovviamente) e una certa difficoltà dei protagonisti ad adattarsi a un mondo che cominciava a essere veloce quando loro avrebbero solo voluto fare i cowboy. In entrambi i libri, i protagonisti si rifugiano (non necessariamente perché scappano da qualcosa) in Messico; lì troveranno violenza, sopraffazione, storie di rivoluzione e dolore. Confesso che a metà di Oltre il confine ero stanco di cavalli e storie tristi sul Messico. Ho mollato alla fine, ripromettendomi di leggere al più presto Città di pianura (non posso mica mollare un autore così, eh). Voti: rispettivamente 7 e 6 e ½

Tanto per essere coerente, tornato a casa ho comprato Non è un paese per vecchi.


La violenza e i paesaggi allucinati non ti mollano così facilmente, si vede.