Il faccione di McCarthy |
E sapete perché?
Perché qualche giorno fa sono tornato dalle
vacanze (per la prima volta settembrine) e – come ho detto a un amico prima di
partire – questa estate è stata all’insegna di Cormac McCarthy.
Il mio kindle aveva in memoria, tra gli altri:
- La strada
- Meridiano
di sangue
- La trilogia della frontiera (Cavalli selvaggi, Oltre il confine e Città di
pianura)
Li ho letti tutti tranne Città
di pianura e adesso vi racconto come li ho trovati e perché mi sono
(temporaneamente) fermato. Tranquilli, sarò breve, come promesso e premessa di
questo blog.
La strada:
dimenticate il film. Il rapporto tra un padre e il figlio che si aggirano in un
mondo che sta morendo. Non racconta perché, racconta solo il disperato
bisogno di sopravvivere e far sopravivvere. Lo stile è essenziale, le parole
calibrate e io in questo libro ho annusato la capacità di McCarthy di
descrivere i paesaggi e le emozioni con delle frasi che avrei voluto
incorniciarmi, per tanto erano belle. Voto: 8
Meridiano di sangue:
a cavallo tra gli Usa e il Messico, nella prima metà del 1800 si aggirano The
Kid, il giudice e una masnada di brutali cacciatori di scalpi. La violenza la
fa da padrona e io ho visto gli immensi spazi del deserto americano
tratteggiati con poche parole. Le riflessioni del giudice, poi,
avevano un che di mistico. Voto: 8 e ½
Cavalli selvaggi e
Oltre il confine: i primi due della
trilogia della frontiera. Sbagliando, ero convinto che la trilogia fosse
un’unica storia e invece – almeno per i primi due romanzi – in comune i libri hanno solo
il periodo (gli anni ’40 del 1900), l’ambientazione (Messico e stati di
frontiera, ovviamente) e una certa difficoltà dei protagonisti ad adattarsi a
un mondo che cominciava a essere veloce quando loro avrebbero solo voluto fare
i cowboy. In entrambi i libri, i protagonisti si rifugiano (non necessariamente
perché scappano da qualcosa) in Messico; lì troveranno violenza, sopraffazione,
storie di rivoluzione e dolore. Confesso che a metà di Oltre il confine ero stanco di cavalli e storie tristi sul Messico.
Ho mollato alla fine, ripromettendomi di leggere al più presto Città di pianura (non posso mica mollare
un autore così, eh). Voti: rispettivamente 7 e 6 e ½
Tanto per essere coerente, tornato a casa ho comprato Non è un paese per vecchi.
La violenza e i paesaggi allucinati non ti mollano così facilmente, si vede.