La copertina del magazine, di Brindisi e De Felici |
Il Dylan Dog Magazine, nuovo nome per l’Almanacco della paura, è uscito nelle edicole il 24 marzo 2015.
A un primo sguardo, le novità riguardano principalmente i contenuti a fumetti: alla storia al centro dell’albo (Nuovo cinema Wickedford, di Barzi e Brindisi) si aggiunge una gustosa storia breve in chiusura (Il saldo, di Gualdoni e De Tommaso) e una terza inserita nella sezione iniziale dell’albo (Susy e Merz - Una gita a Carcosa, di Bacilieri e Giusfredi).
Gli articoli
- Sullo schermo
- A fumetti (qui la storia Susy e Merz)
- Su carta
- In scena
- In tv
- In gioco
Subito dopo, a rendere corposo il magazine, tre sezioni generiche, gli Horror files:
- La morte abita in provincia, una panoramica sui piccoli centri abitati, trasformati per poche ore nell’epicentro di un orrore epico (dal Twin Peaks dell’omonima serie alla sfortunata cittadina della Pennsylvania in cui si scatena la gelatina rosa passata alla storia come Blob)
- Tutto iniziò nel castello d’Otranto, ovvero le origini della letteratura gotica
- Sono dentro uno slasher e voglio uscirne vivo, un saggio sui maniaci assassini nei film e un manuale di sopravvivenza alle loro motoseghe, asce, maceti e simili.
Una lettura piacevole ma, tornando al titolo di questo post, confesso che raramente sono riuscito a leggere tutto l’almanacco subito dopo l’acquisto… normalmente lo uso come riferimento cartaceo per la scelta di film, giochi e fumetti a tema horror e quindi ne spalmo la lettura su un periodo di tempo molto lungo.
Qualche volta è successo pure che me ne sia dimenticato e l’abbia riposto senza averlo finito.
Ultima cosa: non fatevi ingannare dallo spessore dell’albo: il numero di pagine è sempre lo stesso, hanno solo cambiato la carta su cui è stampato.
Hanno cambiato pure la costa dell’almanacco, il che suscita nel mio io collezionista due reazioni opposte: la grande gioia di possedere tutte le uscite dell’almanacco della paura e la sottile frustrazione derivante da un nuovo formato da incastrare in libreria.
Mi pare, tutto sommato, una reazione equilibrata.
Voto finale? 7 e ½: 7 per esser rimasti comunque dentro il solco della tradizione che gli affezionati lettori si aspettano e ½ per incoraggiare gli autori a proseguire con le novità introdotte.