giovedì 16 aprile 2015

Mercoledì cinema, giovedì recensione. Una nuova amica.

Una nuova amica

Il circolino del mercoledìcinema è tornato in sala, ieri sera. Il film scelto, stavolta, era Una nuova amica di François Ozon.

Mediamente, quando c'è un film francesce, io entro in sala appesantito da una palla al piede di 20 chili. So già che dovrò aspettarmi lunghi silenzi, sguardi intensi, musichette da cabaret (o al contrario, la totale assenza di una colonna sonora) e dialoghi che provano a essere sferzanti come quelli delle commedie inglesi senza riuscirci appieno.

Quindi mi sono seduto al mio posto con le braccia conserte e lo sguardo rassegnato del bambino in castigo.

E invece.

Sì, e invece i francesi hanno la capacità di trattare alcuni temi con delicatezza e precisione chirurgiche.
Ci sono riusciti con Quasi amici, senza scendere nel patetico e ci sono riusciti con Una nuova amica senza scadere nel pecoreccio. Il pericolo, in entrambi i casi (o almeno, in questo come in altri) era dietro l'angolo. Guardate la fine che ha fatto un film godibile come Giù al nord una volta che è arrivato da questa parte delle Alpi, tanto per fare un esempio.
Tornando al motivo di questo post, il film in questione riesce ad affrontare il lutto, la paternità, l'omosessualità, il travestitismo, l'ambiguità dei rapporti uomo/donna senza affibbiare alcuna etichetta (come invece sto facendo io qua, purtroppo).

Usciti dalla sala, avevamo tutti una visione leggermente diversa della fine e di alcune scene topiche del film, segno che - almeno secondo il circolino - il regista è stato bravo a non fornire un'unica lettura dei fatti.

L'unica cosa su cui eravamo concordi era che in amore (qualsiasi tipo di amore, da quello genitoriale a quello tra amici) ognuno fa il cazzo che gli pare. 
E meno male.

P.S.
Romain Duris è molto più bravo a muoversi sui tacchi di tante donne che vedo in giro. E c'ha uno stacco di cosce da far invidia a una modella.

mercoledì 8 aprile 2015

Fuoriprogramma: nuovo cinema tamarroh!

Il poster di Fast & Furious 7
Il poster del film

In assenza del circolino del mercoledìcinema, ieri sera – insieme a un po’ di colleghi – sono andato a vedere l’ultimo Fast & Furious. 
Per chi avesse vissuto su Marte fino a oggi, è il settimo della serie.

Mi sarebbe piaciuto fare una recensione e magari scrivere due righe sul duo Vin Diesel/Paul Walker ma poi sullo schermo sono apparse macchine col paracadute, attraversamenti di grattacieli e un’epica lotta in cui invece di una spada per mano i protagonisti impugnavano due enormi chiavi inglesi e i rottami taglienti di una macchina.

Cosa vuoi dire di più su un film con questi materiali?

Ah già, che The Rock da solo – con due battute in cui c’entrano un braccio ingessato, l’andare al lavoro, una bara e un pugno – regge tutto il film sulle sue spallone.

Un consiglio non si nega a nessuno, però: se volete andare a vederlo, cercate un orario pomeridiano, magari in una sala poco affollata.

Vi verrà da ridere per le tamarrate del film e nessuno vuole confrontarsi con un fan della saga duro e puro con la macchina pimpata e la cresta bionda. Credetemi.

sabato 4 aprile 2015

Sabato a fumetti. Outcast n°1

Outcast Kirkman Azaceta
La copertina non rovinata

Ho conosciuto Robert Kirkman con Marvel Zombie, quindi ben prima che i morti viventi invadessero tutti i campi dell'intrattenimento umano.

E con questa frase ho esaurito la necessità di segnalarvi la mia totale mancanza di aderenza alle manie del momento (ho anche una barba nata a fatica sulla mia faccia ben prima dell'invasione degli hipster, ma questo è un altro discorso!)

Tornando al motivo di questo post, dopo aver letto e osannato Marvel Zombie, divorato e atteso The Walking Dead, l'altro giorno ho comprato il primo numero Outcast, di Robert Kirkman e Paul Azaceta.

Sul fronte della storia mi sono trovato tra le mani qualcosa di molto diverso e al contempo molto simile agli altri lavori di Kirkman.
Mi spiego: Outcast è simile a Twd perché anche in questo caso l'autore analizza e racconta non solo la possessione demoniaca come evento in sé ma tutte le implicazioni che ne derivano in termini di cambiamenti dei rapporti sociali, sconvolgimenti nella vita dei protagonisti, ecc. 
Esattamente la stessa cosa che ha fatto con Twd, usando la rinascita dei non morti come un pretesto per raccontare il degrado dell'animo e della società umana.

La differenza che ho notato io sta proprio nell'impianto della storia: il primo volume di Twd catapulta il lettore nel pieno dell'azione nel giro di poche pagine, facendoci seguire il risveglio di Rick Grimes nel mondo ormai stravolto dall'arrivo degli zombie. Il primo numero di Outcast, invece, è più graduale. Per carità, non fraintendetemi: i cazzotti allo stomaco li sentirete tutti (soprattutto in un paio di scene terrificanti) ma la storia si dipanerà lentamente sotto i vostri occhi, facendovi saltare qua e là prima di farvi vedere il tracciato su cui si muoverà. 

Bella, eh. Solo diversa.
Sicuramente avrò modo di tornarci su.

Ultima cosa: perché mai, mi chiedo, l'editore italiano di Outcast (Salda Press) ha deciso di venderlo nel formato Bonelli e in bianco e nero quando l'opera originale è nata in un formato diverso e a colori? Posso pure accettare che abbiate scritto in copertina "Da Robert Kirkman, creatore di The walking dead" per attirare i maniaci della serie tv ma perché stravolgere pure le dimensioni?

mercoledì 1 aprile 2015

Mercoledì cinema temporaneamente sospeso. Oggi di nuovo tv. Serie tv.

Fine delle trasmissioni

Eh sì, questa settimana e la prossima il circolino del mercoledìcinema non si riunirà per incompatibilità geografica. Tranquilli, riprenderemo con regolarità subito dopo esserci sbafati l'agnello (o almeno subito dopo che 3/4 di noi l'avranno fatto).

Oggi, quindi, recensione a sorpresa di una serie, o meglio di quello che potremmo definire ormai un genere: le serie tv britanniche.
Ne ho viste svariate, negli anni scorsi. E nessuna mi ha deluso.
Piccola panoramica su quelle che ho visto e adorato (senza alcuna velleità di classifica, solo così come mi vengono in mente).


Doctor Who

Doctor Who
Tanti ne parlano, pochi lo hanno visto, nessuno lo conosce. Dall'alto del suo record di serie di fantascienza più longeva al mondo, il dottore ci guarda e sorride. Vi piacciono la fantascienza classica, gli effetti speciali demodé, i viaggi nel tempo/spazio e lo humor inglese? Beh, che fate ancora davanti allo schermo? Correre a cercare le edizioni passate, su.


Black Mirror

Black Mirror
Una di quelle serie perfettamente calate nel contesto odierno. Prendete i moderni mezzi di comunicazione, i format televisivi, le idiosincrasie che i social ci hanno regalato, frullatele insieme a un cinismo chirurgico e allo sguardo disincantato di chi conosce questi strumenti e avrete Black Mirror. O una visione di come potrebbe essere il nostro futuro. Non nel 2050, però. Domani.
(n.d.a. alcune puntate ho dovuto guardarle da solo perché Laura, la ragazza che mi accompagna in questi viaggi dentro e fuori il vecchio tubo catodico, non era ancora abbastanza temprata da sopportare una bambola che incarna le fattezze di un morto, parla come un morto e tromba come un dio del porno. Che stomaco delicato).


Where is Jessica Hyde?

Utopia
Cospirazionisti di tutto il mondo, unitevi! Fate i popcorn e guardate la realizzazione di tutti i vostri incubi (o sogni, dipende da che parte della cospirazione preferite stare!). Violenta, veloce nel ritmo, credibile, incentrata intorno a un fumetto e a un virus: questa serie vi rimarrà in testa molto a lungo. Ho solo paura che, visto il successo della serie, gli avidi produttori (teorie cospirazioniste, a me!) spingano gli sceneggiatori a produrre più materiale di quanto ne abbiano in testa... allungando il proverbiale brodo e diluendo quello che poteva essere un capolavoro in troppe stagioni. 
Questo comportamento è anche noto come la sindrome di Heroes.



Inside n° 9
Questa è l'ultima del post e anche la sorpresa del momento. Ho visto solo la prima puntata e sono rimasto piacevolmente scioccato. 
Durata breve (30 minuti), unica ambientazione (una stanza, anzi un armadio), personaggi da incastro perfetto, dialoghi serrati e un finale da lasciarti a bocca aperta. Ed era solo la prima puntata. Le altre avranno la stessa ambientazione (la casa, non l'armadio) e non vedo l'ora di vederle.

Per chiudere, cosa mi è piaciuto di più delle serie che ho citato? 
In ordine sparso:
Il fatto che abbiano un inizio e una fine (non guardarmi così, Dottore!).
Il tardis. 
I colori ipersaturati di Utopia.
Where is Jessica Hyde?
Il maiale nella stanza con la telecamera.
I dialoghi e lo humor.
L'accento inglese.
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